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Orientamento Pastorale 2018/19

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morosini videomessaggioCarissimi sacerdoti, diaconi, religiosi, fedeli tutti.
Terminati i consueti incontri con le varie zone pastorali, con il consiglio delle aggregazioni laicali e con il consiglio pastorale diocesano, dopo aver sottoposto questo testo alla riflessione dei Vicari zonali, vi comunico le indicazioni pastorali per questo anno 2018/2019, il sesto del mio servizio in mezzo a voi.
Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato attivamente alle varie fasi del nostro lavoro di ricerca: dal Convegno di settembre fino ad oggi.


Il testo che vi propongo potrebbe apparire lungo e le indicazioni numerose. Leggetelo attentamente e vi accorgerete che per lo più sono esortazioni a prestare particolare attenzione alle cose che già sono in atto nelle nostre parrocchie, che vi invito a proseguire in esse con un atteggiamento particolare.
L’articolazione del nostro lavoro di riflessione all’inizio dell’anno pastorale, certamente è impegnativo e forse faticoso, però, se riflettiamo bene, ci consente di poter raggiungere determinati obiettivi, che spesso indichiamo come un bisogno per la maturazione del nostro essere Chiesa.

 

E gli obiettivi sono questi:
1. Aiutare il Vescovo nell’individuazione delle proposte pastorali da offrire alla Diocesi perché la sua guida possa essere aderente ai bisogni territorio.
2. Far maturare il laicato nella sua consapevolezza di essere chiesa, e quindi corresponsabili della sua vita.
3. Lavorare assieme, Vescovo, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici nel segno della sinodalità.


Il tutto, per fare in modo che le indicazioni pastorali non piovano dall’alto, ma siano promosse dalla riflessione comune, sancite alla fine dall’autorità del Vescovo.
Quest’anno ho percepito in voi una certa fatica nel tener dietro a questo ritmo: rimetto alla discussione comune se operare qualche cambiamento per il prossimo anno.


Torno a ripetervi che per me il convegno può celebrarsi anche a fine anno sociale, o addirittura a maggio, come hanno chiesto alcuni. Basta decidersi e non ridiscutere sempre la stessa cosa.
Obiettivo sintetico di questo anno pastorale
Dopo i cambiamenti maturati con le prime indicazioni pastorali, date nei primi anni del mio servizio pastorale qui a Reggio, in quelle degli ultimi anni non sono state indicate nuove iniziative pastorali, ma, continuando su di una impostazione di preparazione ai sacramenti, che si va sempre più
consolidando, sono state indicate solo delle prospettive nuove, verso le quali orientare il nostro lavoro pastorale, secondo il tema scelto anno dopo anno.


In riferimento al tema di questo anno, che ha avuto al centro di nuovo la comunione, possiamo sintetizzare così l’obiettivo da raggiungere:
1. Bisogna far cambiare il modo prevalente di concepire la Chiesa, prevalente nelle nostre comunità ecclesiali, per cui essa viene identificata con l’istituzione: gerarchia, chierici e apparato organizzativo (Chiesa istituzione) e far crescere, invece, l’altro, che la identifica con la comunità dei battezzati, chiamata a seguire Gesù, a testimoniarlo e ad annunciarlo (Chiesa comunione).
È necessario, in sintesi, che in tutte le comunità parrocchiali, soprattutto nelle e con le famiglie, si promuova questo cambiamento di veduta: dalla chiesa/istituzionebisogna passare alla chiesa/comunione.
2. In questo momento di crisi all’interno della gerarchia della Chiesa, a livello mondiale, è quanto mai urgente promuovere il raggiungimento di questo obiettivo.
3. Questo nuovo modo di vedere la Chiesa aiuterà le nostre comunità a garantire la trasmissione della fede, ad essere evangelizzatrice e a sentire la forza profetica dell’invio ricevuto da Gesù.
Spazio in cui muoverci
È stato sottolineato, nel dibattito post-convengo, che dobbiamo accettare di vivere il nostro tempo con tutte le difficoltà che esso presenta, senza false illusioni di poter tornare al passato. Il tempo in cui viviamo non ha solo una valenza storica, ma di fede: è il tempo in cui Dio ci ha collocati e all’interno del quale dobbiamo impiantare il regno di Dio.
Perché il tempo storico diventi il kairòs di Dio, dobbiamo riflettere sull’osservazione di mons. Semeraro, il quale notava che su tutti gli studi e le analisi sui problemi del nostro tempo noi siamo bene informati, ma essi non ci ha riformati. Siamo invitati allora a chiederci:


1. Quanta sensibilità abbiamo come singoli e come comunità per informarci su quanto gli studi di sociologia religiosa ci indicano?
2. Abbiamo il coraggio, come singoli e come comunità, di lasciarci riformare da essi, nel senso di mettere in discussione le nostre abitudini pastorali, sulla base anche del monito di papa Francesco a non rimanere schiavi del si è sempre fatto così?
Riaffermare l’impegno della formazione
Un punto di convergenza durante gli incontri zonali di Gambarie, dopo il Convegno, è stato quello della formazione.
1. È necessario che tutte le comunità parrocchiali tornino ad investire sulla formazione, riproponendo le nostre scuole:
* la scuola di formazione pastorale;
* l’Istituto di scienze religiose;
* la scuola di formazione politica.
2. Bisogna provvedere ad una formazione a livello più generalizzato e più sistematico sulla dottrina sociale della Chiesa.
3. Gli incarichi pastorali, soprattutto nell’ambito della catechesi, debbono essere affidati a persone che hanno frequentato almeno la scuola di formazione pastorale.
Il Battesimo
È stata accolta da tutti la necessità di fondare la comunione sulla riscoperta del Battesimo, soprattutto come sacramento che ci immette nella vita di una comunità, perché è proprio questa dimensione ad essere ignorata anche da coloro che conservano ancora un significato religioso del Battesimo.
Tutte le zone pastorali hanno suggerito di agganciare, così come era stato indicato negli anni precedenti, la pastorale del Battesimo a quella familiare e di intensificarla. Sono state perciò ricordate le scelte degli anni scorsi:
1. Promuovere i gruppi-famiglia, istituendoli con intelligenza sul territorio parrocchiale. Tali gruppi risponderebbero anche all’esigenza della costituzione delle piccole comunità alla base della comunione parrocchiale. Sarebbero un grande antidoto al pullulare delle sette.
2. In tutti i corsi di preparazione ai sacramenti bisogna parlare sempre del Battesimo e delle sue implicanze per la vita di chi lo riceve. Va inculcato soprattutto il senso di appartenenza in tutte le sue articolazioni (prof.ssa Marta).
3. Preparare delle coppie deputate alla pastorale battesimale: l’ideale sarebbe averne in numero sufficiente sì da creare una sorte di affidamento di una coppia a partire dal suo matrimonio.
4. Bisogna iniziare la pastorale battesimale dal momento della nascita di una nuova famiglia, che la parrocchia accoglie nel suo grembo già all’indomani della celebrazione del matrimonio. Le parrocchie comunichino tra loro il cambiamento di residenza dopo la celebrazione del matrimonio.
5. Se è possibile, ritornare a celebrare il battesimo in forma comunitaria durante la messa parrocchiale della domenica. Bisogna avere cura della spiegazione dei segni, che diventa così occasione di evangelizzazione dei lontani, presenti spesso al battesimo solo per convenzione sociale.
6. A livello di Vicaria si promuovano incontri tra catechisti ed operatori pastorali per condividere esperienze di formazione.
7. Accertarsi che i bambini che chiedono gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana (soprattutto chi è nato all’estero) abbiano ricevuto il battesimo. Non lo si può più presumere.
L’identità cristiana
Il problema dell’identità cristiana è emerso in maniera forte nel dibattito del post-convegno, pensando ai tanti battezzati, che perdono poi memoria del proprio battesimo, pur non rinnegando la fede cristiana. Il battezzato deve dare segni della propria adesione a Gesù attraverso i comportamenti di vita, che devono ispirarsi al Vangelo.
Nella catechesi dobbiamo far passare il messaggio che i sacramenti si ricevono come conseguenza di una scelta di vita, che pone Gesù al centro, per cui i suoi insegnamenti sono accolti come norma ispiratrice per le scelte di vita personale e sociale. Oggi, purtroppo, il battesimo viene dato ai bambini tante volte più per convenzione culturale o in modo scaramantico che non per scelta di vita.
1. Nella catechesi pre-battesimale ai genitori e in quelle per tutti gli altri sacramentiè necessario insistere sul tema della identità, con riferimento alla realtà sociale, morale e politica che ci circonda. Ci si battezza perché si vuole seguire Cristo.
2. Nella preparazione a tutti i sacramenti e in qualche celebrazione domenicale durante i tempi forti, è opportuno fare solenne commemorazione del Battesimo, accompagnandola con la lettura di alcune massime del Vangelo riferite all’identità cristiana.
La comunione all’interno della comunità parrocchiale
Il tema è stato trattato con particolare interesse, come risulta dalle relazioni delle singole parrocchie e dal dibattito con le zone pastorali. Per l’impegno di costruire comunità dobbiamo avere come prospettiva di fondo l’osservazione della prof.ssa Marta sul bisogno di comunità e di convivenza avvertito dalla gente, che ci deve spingere a migliorare le nostre comunità per accogliere gente desiderosa di fare comunione. Alcuni suggerimenti per favorire la comunione.
1. I vari gruppi, pur seguendo i loro percorsi secondo il loro calendario, devono confluire nell’attività generale della parrocchia, che fa capo al parroco e al consiglio pastorale, del quale debbono far parte, obbligatoriamente, i loro rappresentanti.
2. All’interno del Consiglio pastorale venga stilato il programma dell’anno, tenendo conto anche degli appuntamenti diocesani. A tale calendario debbono tener fede tutti, anche il parroco, tranne qualche caso veramente eccezionale.
3. All’interno del Consiglio pastorale si mettano a confronto le singole esperienze e cammini, senza aver timore di qualche eventuale conflitto, che, se affrontato con carità evangelica e con spirito di ricerca, contribuisce alla crescita dei singoli e delle comunità.
4. Vengano promosse esperienze di preghiera e di condivisione, anche a livello ricreativo, dei membri dei singoli gruppi.
5. I parroci promuovano la corresponsabilità degli organismi di partecipazione (consiglio pastorale e per gli affari economici), il quali, oltre all’attività specificatamente religiosa, progettino e realizzino iniziative e proposte che aiutino la coesione sociale dei quartieri e delle città.
6. Prestare attenzione al clima di xenofobia che si sta istillando negli animi: l’accoglienza dello straniero e del pellegrino fa parte dell’identità cristiana.
7. Celebrare quest’anno la giornata diocesana della comunione con una manifestazione comunitaria a livello diocesano (l’esperienza potrebbe ripetersi, se funzionerà). Si può valorizzare il sabato pomeriggio in preparazione alla veglia di Pentecoste, o la stessa domenica di Pentecoste o il Corpus Domini.
8. Nel costruire la comunità e nel formare ad essa si abbia sempre come prospettiva l’immagine di una comunità generativa, che si impegna nel promuovere lo sviluppo e il benessere delle generazioni future (mons. Semeraro e prof.ssa Marta).
9. È stata chiesta con insistenza la costituzione del Consiglio Pastorale zonale.
10. Le grandi parrocchie aiutino le piccole parrocchie, nelle quali spesso scarseggino i collaboratori.
11. Creare una piattaforma internet per dialogare su di essa.
La pastorale d’ambiente
In genere tutte le parrocchie hanno affermato di avere buone relazioni con le realtà di animazione del territorio e di collaborare per quanto si può. Alcune iniziative suggerite:
1. È necessario che la comunità stia maggiormente attenta a percepire i nuovi disagi e bisogni sociali esistenti oggi nella società (Prof.ssa Marta)
2. Motivare le persone a rendere testimonianza della propria identità cristiana nei luoghi ove si vive e si agisce. Chiedere a tutti di saper dare ragione della propria fede e dei valori in cui crede.
3. Invitare i membri cattolici delle varie associazioni professionali a far udire la propria voce, come singoli e come associazione, sui vari temi di interesse sociale, economico e politico, secondo la loro competenza.
4. Motivare e sollecitare i giovani delle nostre associazioni a svolgere una presenza di testimonianza nei loro ambienti di studio, di sport e di tempo libero. Si chiede una maggiore iniziativa settoriale da parte degli organismi di curia: pastorale dello sport, del lavoro e di giustizia e pace.
5. Rendere più costante il confronto del laicato associato con il mondo delle professioni e dei diversi attori sociali.
6. Favorire un comune impegno a favore di un’ecologia integrale.
6. Se riusciamo a costruire una comunità generativa, questa, dal punto di vita sociale, è una risorsa che può incentivare all’impegno per il bene comune e può motivare gli sforzi per mantenere la continuità e favore il cambiamento sociale (prof.ssa Marta).
Impegno politico
Tutti hanno recepito la chiarificazione sull’invito all’impegno politico: non era una chiamata a raccolta per formare liste per le prossime elezioni e scendere in campo con l’appoggio della Chiesa.
Il discorso sulla politica ha toccato temi generali e fondamentali che riguardano soprattutto il coraggio di qualificarsi come cristiani, il suscitare interesse per la cosa pubblica e impegnarsi a costruire il bene comune.
Queste le iniziative suggerite per la Diocesi e le singole parrocchie.
1. L’educazione all’impegno politico deve far parte della formazione cristiana. Perciò, oltre al messaggio da trasmettere durante le varie forme di evangelizzazione, occorre costruire luoghi formativi comunitari e laboratori di cittadinanza attiva nei quartieri e nei paesi.
2. Nella formazione dei giovani dei nostri gruppi si faccia riferimento anche al documento CEI: Le comunità cristiane educano al sociale e al politico (1998).
3. Le parrocchie attraverso i loro rappresentanti partecipino alle varie iniziative per il bene comune, attuate nel proprio territorio. Le promuovano esse stesse esercitando così un protagonismo, che risponde al mandato di evangelizzare, che contiene in sé la promozione anche umana.
4. Si sente l’esigenza di divulgare la dottrina sociale della Chiesa.
5. È lasciata alla libertà dei singoli cattolici che vogliono fare politica, mettersi assieme per creare un unico movimento o unirsi ad altri movimenti, salvaguardando i valori cristiani.
L’impegno vocazionale
Sia all’inizio del Convegno che durante gli incontri di Cucullaro ho voluto richiamare l’attenzione di tutti sul difficile momento che la Chiesa sta attraversando: è il nostro tempo, che dobbiamo saper trasformare in tempo di Dio, Kairos. Lo chiedo soprattutto per le vocazioni di speciale consacrazione.
Dobbiamo ringraziare Dio perché quest’anno sono entrate nel corso propedeutico del nostro Seminario quattro nuovi giovani. Qualche altro è entrato nella vita religiosa. Invito tutta la comunità Diocesana a pregare per loro e ad incoraggiarli nella loro scelta con la testimonianza di vita, nulla mai facendo per impedire il loro cammino.
1. Si continui nelle iniziative di preghiera per le vocazioni.
2. Continuate a chiedere al Rettore la presenza di qualche seminarista per giornate particolari, affinché possa dare una testimonianza della loro vita.
3. Continuate nel rapporto costruttivo con il Seminario, illustrato nell’anno dedicato alle vocazioni.
Carissimi,
accogliete queste indicazioni con amore alla Chiesa di Gesù e facciamo di tutto per attuare in mezzo a noi. Invoco su voi tutti la benedizione di Dio e l’intercessione della Vergine SS.ma.


+ p. Giuseppe
Vostro Vescovo

   
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