Incontri di Lectio Biblica
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- Categoria principale: Vita Parrocchiale
- Pubblicato Lunedì, 02 Novembre 2009 22:35
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PRIMO INCONTRO
ISAIA 40,1-11
CONSOLATE, CONSOLATE IL MIO POPOLO
1 Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. 2 Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati". 3 Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. 4 Ogni valle sia innalzata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. 5 Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perchè la bocca del Signore ha parlato". 6 Una voce dice: "Grida" e io rispondo: "Che cosa dovrò gridare?". Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo. 7 Secca l'erba, il fiore appassisce quando soffia su di essi il vento del Signore. 8 Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre. Veramente il popolo è come l'erba. 9 Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: "Ecco il vostro Dio! 10 Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. 11 Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce dolcemente le pecore madri".
MEDITAZIONE
- Una lectio divina, un ritiro, un corso di esercizi, una giornata di spiritualità...la preghiera in generale è un tempo che diamo a Dio per farci suoi.
Un tempo di impegno (ecco perché nella tradizione della Chiesa si parla di esercizi): leggere un testo, meditarlo, vincere le distrazioni, condividere le proprie riflessioni.
Un tempo che ha come protagonista lo Spirito Santo (spirituali): è Lui che lavora nei nostri cuori, ci fa gustare l'intimità con la Trinità, ci spinge alla conversione.
- È importante che abbiate molta pazienza. Abbiate la pazienza dell'agricoltore che attende con fiducia i frutti del suo lavoro; il vostro lavoro sarà soprattutto quello dell'ascolto.
- Il profeta con cui faremo conoscenza, il cosiddetto Deuteroisaia (Is 40-55), è anonimo. Questo non significa che sia un personaggio di secondaria importanza; è un grande profeta, dotato di una identità molto marcata, che però non si preoccupa di apparire, di imporre la propria personalità. È tutto proteso a servizio di una Parola che deve risplendere e dinanzi alla quale egli vuole scomparire; è un uomo dedito al servizio della sua gente, con un impegno pastorale continuo, assillante, affettuoso.
- Il nostro profeta vive a Babilonia, lì dove una parte del popolo di Israele, circa 15000 persone, è stata deportata nel 587. L'esperienza dell'esilio fu interpretata da molti come il trionfo degli dèi babilonesi, cosicchè l'antica fede si raffreddò e taluni si rivolsero alle divinità straniere. Questo spiega un tratto particolare del linguaggio del Deuteroisaia, che ha accenti di risveglio, di riscossa, di esortazione pressante, come pure l'insistenza sulla nullità degli idoli e sulla potenza del Signore.
- Una volta precisato il contesto storico in cui si colloca questo libro, leggiamo il prologo: 40,1-11.
- vv. 1-2. Il libro si apre con un invito forte, perentorio, urgente: "Consolate, consolate il mio popolo". Questo grido domina e determina tutto quello che segue; dà inizio alla catena di tutte le altre grida, dei comandi che seguono, così come un comando del generale, raccolto e passato da un soldato all'altro, mette in movimento l'esercito fino all'ultimo uomo (cf. p. Pino Stancari).
Questo grido, soprattutto, rompe il silenzio di Dio nell'esilio.
- Fermiamoci ora sul verbo consolare, nhm in ebraico. Tale radice sembra riflettere l'idea di un respiro profondo; dobbiamo allora immaginare che, nel momento in cui una persona si accosta ad un'altra per consolarla, emette un respiro, e con quel respiro dispiega i suoi sentimenti, esprime compassione, sostegno, vicinanza. Non a caso poi si parla del soffio di Dio, che emette il suo Spirito, dispiega anch'Egli i suoi sentimenti per consolare.
- La radice nhm non significa solo "consolare", come lo intendiamo noi. (pensate in questo senso a Gen 37,35, dove tutti i figli e le figlie di Giacobbe vogliono consolare il padre che crede morto il figlio Giuseppe; o Gb 2,11, quando gli amici di Giobbe vanno per consolare lui, il giusto perseguitato). Spesso il verbo ebraico non indica semplicemente un aiuto spirituale, psicologico, ma allude all'intervento soccorritore, restauratore di Dio che cambia lo stato delle cose. È un grido che dice salvezza. Cambiamento di una situazione da negativa in positiva.
- Parlate al cuore di Gerusalemme. Gerusalemme, cioè il popolo di Israele, è dentro Babilonia e pur essendo devastata ha ancora un volto e un cuore. Proprio a Babilonia, nel deserto arido e inospitale della schiavitù, il cuore di Gerusalemme diventa capace di ascoltare e di accogliere il messaggio di Dio, che è un messaggio di consolazione. Vedete, tante volte noi siamo sordi, impermeabili alla Parola. Allora è necessario che il Signore (o la vita) ci porti in terre deserte, di prova, forse di dolore, malattia, perché il cuore diventi più capace di ascoltare. Quando sei messo alle strette, forse, comincerai a capire e a cambiare. Non maledite la croce che portate; può diventare un cammino di ri-educazione del cuore.
- La sua tribolazione è completa. Idea di compimento, come il tempo di una gravidanza. La tribolazione è sempre preludio ad una nuova nascita. È quanto abbiamo detto poc'anzi: la correzione di Dio è dentro un orizzonte salvifico ed è necessaria per il ristabilimento della relazione con Lui.
- Peccare è mancare il bersaglio. La parola della consolazione, invece, va dritto al cuore, non fallisce, non manca il suo obiettivo. Pensiamo a tutte le volte in cui una parola della nostra guida spirituale ci ha ricostituiti nell'essere, ci ha rimesso in piedi...
- vv. 3-4. Preparare vuol dire: sgomberare la strada dagli ostacoli per consentire il passaggio del Signore che apre il cammino. Immaginiamo questo passaggio di Dio, che a sua volta apre la strada per la quale dovrà passare il popolo per recarsi a Gerusalemme: il suo amore apre prospettive nuove, varchi inimmaginabili.
- Quando il profeta parla di "appianare la strada", gli ascoltatori di questa parola pensavano automaticamente alle strade trionfali di Babilonia, che venivano preparate e appianate davanti al re che avanzava vincitore, o alle statue degli dèi portate in processione. Per gli esuli quelle strade mostravano la potenza di Babilonia. Adesso è Yhwh che passa e mostra la sua potenza liberando e guidando il popolo verso la patria. La gloria di Dio viene manifestata nella sua opera nella storia. Il Signore non è per le parate (vedi Babilonia), ma per gli interventi salutari. Lui vuole farsi strada, vuole fare irruzione nella storia umana, nelle nostre vite, per realizzare il suo progetto di salvezza.
- Sembra di vedere un cantiere aperto. Visione grandiosa, impresa monumentale. A volte preparare, cioè convertire il nostro cuore è un'impresa mastodontica perché siamo ostinati nel male. Ma il Signore è più ostinato di noi ...nel bene.
- vv. 5-8. Sapete perché c'è sempre la speranza di conversione e di liberazione per il cristiano? Perchè "la bocca del Signore ha parlato" e la sua Parola realizza quel che promette. "Consolate il mio popolo" - questo annuncia la parola del Signore - e questo Lui fa. "Gridate al cuore di Gerusalemme" ed ecco la voce che grida.
- Tutti gli uomini insieme vedranno il suo passaggio glorioso. La gloria di Dio è la sua presenza consistente, che si tocca quasi con mano, non evanescente come i pollini dei fiori del campo che si volatilizzano o come l'erba secca. Mi piace molto l'avverbio "insieme". Insieme noi vediamo il passaggio di Dio su questa nuova strada. Insieme lo seguiamo. L'opera di Dio non ci ricostituisce soltanto come singoli, ma come comunità.
La visione della gloria del Signore è legata all'accettazione dell'invito alla conversione (vv. 3-4): solo se prepariamo la strada dentro il nostro cuore lo vedremo.
- "Grida". "Che cosa"? Non ci aspetteremmo questa domanda. Il profeta dovrebbe ormai sapere cosa annunciare: cioè che la tribolazione è compiuta, oppure che bisogna preparate la via. È una domanda che, più che il "che cosa", dice: come faccio? Io sono erba secca, fiore appassito. Proprio questa tua inadeguatezza fa risplendere la potenza della parola divina.
- v. 9. "Alza la voce, non temere". Ecco la risposta divina alla inadeguatezza umana. Il nostro alzare la voce...per annunciare cosa? I diritti dei deboli, certo, che non sono diritti deboli, come abbiamo riflettuto comunitariamente nei giorni passati. La necessità di una maggiore giustizia umana, espressione di quella divina, ecc. Quindi dobbiamo alzare la voce per annunciare l'avvento di Dio. Questo strumento formidabile che noi abbiamo, l'alzare la voce, siamo autorizzati ad usarlo solo per dire che Dio viene. Ogni altro uso è improprio. A volte alziamo la voce, cioè combattiamo battaglie senza senso, prese di posizione assolutamente inutili, clamore per nulla, lamenti infondati. Risparmiamo la voce e usiamola per dire che Dio viene, che ha aperto una strada.
- v. 10-11. Viene il Signore. È il cuore del prologo. La consolazione si realizza quando il Signore viene. Prima non c'è consolazione. È inutile sprecare parole, fiato: Lui è il consolatore, Lui dobbiamo rendere presente. Se non abbiamo accolto Dio nella nostra vita non possiamo diventare strumento di consolazione, al massimo possiamo dare una pacca sulla spalla, che non comunica nulla.
- Viene con potenza, come un guerriero vincitore. Lo precedono i suoi trofei. Il Signore mette avanti i suoi figli liberati (ecco i trofei) con orgoglio e soddisfazione, perché tutti li vedano. Guardate: sono i miei figli.
- L'altra immagine è il braccio del pastore, che raccoglie le pecore e porta sul seno gli agnellini. Idea del guidare con dolcezza, verso il riposo, con premura. Ciascuno trova quella cura di cui ha bisogno da parte del pastore. Tutti devono partecipare alla gioia del ritorno in patria; il pastore fa sì che ciascuno possa camminare. Tutti, nessuno escluso, sono dentro la consolazione di Dio.
- Viene dunque il Signore con tutta la sua forza e tutta la sua dolcezza, perché Dio a volte lo percepiamo come potente, a volte come affettuoso, ogni volta una sfumatura diversa del suo amore a seconda della nostra condizione. Sembrano due immagini contraddittorie: il dominatore, il pastore; invece è la potenza del Signore nostro Dio, che è una forza impregnata di delicatezza.
- In conclusione, dando uno sguardo d'insieme al testo, notate quanti termini corporali si riferiscono al Signore: mano (v. 2); bocca (v. 5); braccio (v. 10-11); petto (v. 11). Yhwh è impegnato corpo e anima nel processo della consolazione; è concretamente dedicato, ci mette mano, cuore. Sentiamo quasi fisicamente il contatto con Lui che si fa prossimo e ci consola. Sentiamo la sua mano che si posa su di noi, sentiamoci consolati, salvati, amati.
Entro in preghiera - pacificandomi:
- mettendomi alla presenza di Dio:
Medito e contemplo la scena - leggendo il testo lentamente, punto per punto - sapendo che dietro ogni parola c'è il Signore che parla a me.
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Per la Riflessione personale
- Quando il Signore mi ha consolato?
- Come preparare la via al Signore?
- Credo alla forza irresistibile della parola di Dio?
- Alzo la voce per annunciare la Sua venuta?
- Sento che la mia vita è guidata dal Signore?
-Come esercitare il ministero della consolazione?