Una chiamata all’impegno, per perseguire insieme il bene comune

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Attività del gruppo adulti di Azione Cattolica – 26 gennaio 2011-

Una chiamata all’impegno,  per perseguire insieme il bene comune -

Il Rapporto di Luca Diotallevi alla prima sessione  della 46ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

Introduce l’incontro Giuseppe Marino, coordinatore del Laboratorio Bachelet

 

La Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, ci ha consegnato numerosi documenti sui quali soffermarsi per trovare ispirazione per un rinnovato impegno, nella consapevolezza dell’urgenza alla quale i tempi attuali ci chiamano.

Una particolare attenzione merita la relazione di Luca Diotallevi, professore di sociologia presso l’Università di Roma Tre, fra gli organizzatori e promotori della stessa Settimana, che si interroga sul dovere di declinare il bene comune: “Cosa può significare oggi, in Italia, per noi Cattolici e per la Chiesa tutta, servire il bene comune? Da  dove è realisticamente possibile cominciare a servire il bene comune del Paese in questa stagione nuova e tanto difficile?”

Come Gruppo Adulti di Azione Cattolica, nell’intento di approfondirne la conoscenza, abbiamo affidato il compito di introdurci in questa ricca relazione, al dr. Giuseppe Marino, alla luce anche, della sua esperienza di coordinatore del Laboratorio Bachelet, organismo all’interno dell’Azione Cattolica, con un’espressa vocazione per l’impegno nel sociale. Per questo anno 2011, il  Laboratorio, ha come obiettivo  quello di proporre ai gruppi di AC, un cammino di educazione alla cittadinanza responsabile, dove responsabilità implica un impegno attivo della persona, che si riconosce cittadino, soggetto con diritti e doveri, in quanto parte di un contesto sociale.

Riprendendo la relazione di Diotallevi, Giuseppe Marino ha sottolineato che  il cittadino, il laico, cioè l’uomo del popolo, è deputato a servire il bene comune,  perché  “volere il bene comune e adoperarsi per esso, è esigenza di carità e di giustizia”. Ha, quindi, richiamato all’attenzione di tutti quella definizione di bene comune, già propria della dottrina sociale della Chiesa: “per bene comune intendiamo l’insieme di quelle condizioni della vita sociale, che permettono sia alla collettività, sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”.

Il  servizio per il bene comune è prendersi cura della persona, è attenzione alla dignità umana e trascende la stessa quotidianità, perché è amore, sull’esempio dell’amore di Cristo.

Nonostante che nella discussione e nel confronto seguiti all’introduzione di Giuseppe Marino, non siano mancate sottolineature sulle criticità del particolare momento storico e del nostro contesto cittadino, che penalizza soprattutto i giovani, egli stesso ha ribadito con vigore che, alla luce della nostra fede, non può vacillare la fiducia che un cambiamento è possibile, non può venir meno la speranza di riuscire ad incidere sulla realtà per rinnovarla grazie alla Parola e questa fiducia deve rivelarsi costantemente nelle attività che ciascuno di noi compie nel quotidiano.

Nel concludere questi brevi cenni sull’incontro con Giuseppe Marino, suggeriamo  una lettura attenta dell’intensa relazione del Prof. Diotallevi, e chiudiamo con  le parole di Giovanni XXIII nella “Pacem in terris”, che ci scuotono e ci esortano con fermezza:

“Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare,

a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo sviluppo.

Il bene comune esige di essere servito pienamente, non secondo visioni riduttive

subordinate ai vantaggi di parte che se ne possono ricavare, ma in base a una logica

che tende alla più larga assunzione di responsabilità. Il bene comune è conseguente

alle più elevate inclinazioni dell’uomo, ma è un bene arduo da raggiungere, perché

richiede la capacità e la ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio.”

   
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