Un ferroviere d’altri tempi

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Questo 2011 è l'anno in cui, in tutta Italia, si succederanno le manifestazioni e le commemorazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia. Una unità che avrebbe dovuto unificare paolopioperrazzoun popolo che lo era già tanti anni prima; una unità che avrebbe dovuto far fronte alle potenze economiche del continente agli arbori della rivoluzione industriale; una unità, che in effetti, penalizzò fortemente le regioni del meridione d'Italia,

spogliate da quei pochi insediamenti industriali borbonici che comunque erano all'avanguardia in Europa.

Il 2011 sarà l'anno di tanti altri eventi importanti, preventivati o tutti da scoprire, ma vorrei puntare una lente d'ingrandimento ideale verso una figura semisconosciuta, un uomo del quale proprio quest'anno ricorre il centenario della morte, tale Paolo Pio Perazzo.

Era un ferroviere, un "ferroviere santo", così era ricordato da chi lo ha conosciuto. Nato a Nizza Monferrato, in provincia di Asti il 5 luglio del 1846 da una famiglia di modeste condizioni sociali, ma ricca di un tesoro prezioso: la Fede.

Dotato di vivace e versatile intelligenza avrebbe voluto proseguire gli studi per i quali era particolarmente portato; ma il destino aveva organizzato per lui una vita nelle giovani ferrovie; infatti nel 1861, a soli quindici anni, cominciò a lavorare a Pinerolo, prima come bigliettaio e poi come gestore delle merci. Ma i suoi superiori si accorsero presto delle potenzialità di questo giovanotto, infatti, per le sue spiccate doti organizzative, l'11 febbraio del '67 fu trasferito a Torino e prese servizio presso la stazione di Porta Nuova, e lì vi rimase per oltre 40 anni, ricoprendo svariati incarichi e redigendo buona parte dei regolamenti interni di quell'epoca, compiti che sicuramente superavano le mansioni del suo ruolo.

Essere cattolico riconosciuto come tale ed esserlo credibile, era molto difficile a quel tempo, in una Torino dove predominava la massoneria, in special modo proprio nell'ambiente delle ferrovie; dove bisognava avere le spalle forti per poter sopravvivere alle umiliazioni e alle ingiustizie a causa della sua integerrima testimonianza cristiana e a difesa della Chiesa e del Papa in modo aperto e controtendenza. Fu per questo motivo che la sua carriera non andò oltre quella di capoufficio. Fu collocato a riposo nell'aprile del 1908, con due anni di anticipo e con due soli giorni di preavviso.

Morì il 22 novembre del 1911 a seguito del morso di un cane, e la sua salma fu tumulata a Nizza e poi solennemente traslata a Torino nella chiesa di San Tommaso Apostolo il 19 marzo del 1953.

47 dei suoi 65 anni di vita trascorsi nelle ferrovie, anni in cui, però, si impegnò anche nel sociale con una fattiva solidarietà nei confronti dei lavoratori e dei poveri, numerosi a Torino che solo da qualche anno stava rapidamente industrializzandosi. Forte il suo impegno alla buona stampa, con pubblicazioni di numerosi opuscoli a difesa della religione e a promozione della devozione popolare diffondendo la pratica dell'adorazione quotidiana del Santissimo Sacramento dell'Eucarestia.

Appartenente al Terz'Ordine Secolare di San Francesco d'Assisi, il santo della cattolicità, della fratellanza, dell'Eucarestia, fu un precursore profetico dei tempi in cui stiamo vivendo oggi, in cui i fedeli laici scoprono sempre più la dignità e la responsabilità di vivere il Vangelo all'interno delle proprie realtà lavorative, come da anni ormai, continuiamo a ripeterci all'interno della nostra realtà parrocchiale, per essere testimoni operosi e credibili del messaggio di salvezza che coinvolge tutti gli uomini e tutto l'uomo.

La Chiesa oggi promuove all'onore degli altari tanti fedeli laici, che hanno testimoniato il Vangelo nell'ambito delle proprie famiglie e nell'esercizio delle proprie attività lavorative, per essere a tutti di esempio e di stimolo, e infatti, con decreto del 6 aprile 1998, Giovanni Paolo II ha riconosciuto ufficialmente che Paolo Pio Perazzo ha vissuto in modo eroico tutte le virtù cristiane, attribuendogli il titolo di Venerabile, l'ultimo gradino che precede la proclamazione ecclesiale di Beato.

E' maturo, forse, il tempo che anche la categoria dei ferrovieri abbia un santo tra le proprie file.

Un esempio da seguire, come tanti altri, per ritenere possibile quello che ai nostri giorni sembra sempre più improbabile.

   
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