Lavoro e Carità:

Dettagli Le testimonianze del Dottore Giovanni Cassone e del Pubblico Ministero Roberto Placido Di Palma.
Serata culturare 2010-01 E’un vero privilegio poter fermare, almeno con la fantasia,  le lancette dell’orologio e quelli stessi ingranaggi che scandiscono  le giornate di ciascuno in maniera così frenetica, da rendere complicato, se non impossibile, il verificarsi di eventi e di incontri straordinariamente coinvolgenti  sul piano emotivo. Eppure a Reggio Calabria, nel salone della Parrocchia S. Maria della Candelora, in un venerdì sera, in coda a tutti gli impegni settimanali e all’alba di un nuovo fine settimana che fa da preludio alla festa domenicale,  si è potuto assistere al prodursi di un simile fenomeno.  In una sala gremita ben oltre i posti disponibili ed abitata, per l’occasione, da tanti amici della Parrocchia e da numerosi  medici e professionisti della nostra città, ci si è potuti interrogare su una problematica che presenta non solo un grande rilievo sul piano socio-culturale, ma rivela anche una particolare affinità con gli insegnamenti di Cristo custoditi nel Vangelo. E’ possibile coniugare – nella vita di un medico, di un uomo delle istituzioni o di un lavoratore in genere – il tema del lavoro con quello della gratuità e della carità? La domanda contiene in sé una notevole carica interrogativa, la cui complessità non consentirebbe di formulare risposte corrette, tantomeno esatte o perfettamente conformi a verità. Piuttosto la questione assume i contorni e la fisionomia di una sfida  certamente invincibile, se combattuta sul terreno di quella dialettica speculativa che vincola i propri postulati alla logica dell’ utilitarismo ed alla dimensione del guadagno spicciolo, ma che invece merita di essere accolta e giocata sul piano empirico-sperimentale, nella quotidianità, lontano dai riflettori e dalle sfolgoranti luci della ribalta. Alla luce del nuovo anno pastorale e del cammino che la Parrocchia ha intrapreso da qualche mese, all’insegna dello slogan - trattoSerata culturare 2010-10 dalla lettera ai Galati di S.Paolo - “… perchè Cristo sia formato in voi ” (Gal 4,19), gli amici del Consiglio Pastorale, con in testa il Parroco Don Sasà, hanno offerto -  alla comunità tutta - la possibilità di dialogare e confrontarsi  alla presenza di due ospiti d’eccezione,  su un tema tanto affascinante quanto delicato e complesso. Gli interventi del del Dott. Roberto Placido Di Palma –  autorevole magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, impegnato attivamente nella lotta alla criminalità organizzata –  e del Dott. Giovanni Cassone –  stimato medico radiologo e presidente della Fondazione Clara Travia Cassone –  hanno avuto il pregio non solo di impreziosire il dibattito, fornendo una fulgida testimonianza, ma di dimostrare come sia possibile scandire la propria  vita lavorativa-professionale secondo i ritmi di valori che trovano il proprio epicentro nell’Amore verso Dio e, dunque, verso il prossimo, verso il proprio simile. Oggi sappiamo, per certo, che gli uomini e le donne che hanno il coraggio di orientare il proprio cammino personale verso questa direzione, lasciandosi  “stupire” dalla bellezza di una stella polare così luminosa, vanno certamente controtendenza ed un esempio così positivo rischia spesso di  non fare “notizia”, genera poco “rumore” e, quasi mai, ottiene la visibilità e l’attenzione che meriterebbe.

E’ questo il caso del Dott. Cassone il quale – nel suo intervento – ha descritto, con grande lucidità ed una partecipazione emotiva che a tratti ha rischiato di commuovere tutti i partecipanti, il cammino di conversione intrapreso, sul piano spirituale e professionale, in seguito alla lunga malattia patita dall’amata moglie Clara, che ne ha comportato la fine dell’esperienza terrena. Sono stati anni di sofferenza interiore, quelli vissuti dal radiologo reggino, che però lo hanno aiutato a riscoprire la bellezza e l’importanza della propria professione ed a svelare  il nuovo significato che questa avrebbe potuto assumere nella sua vita se messa a servizio del più debole, a favore di quegli uomini dimenticati che, per di più, sopravvivono iSerata culturare 2010-06n una condizione di salute estremamente precaria. E’ stato proprio al termine del calvario - emotivo ed affettivo - sopportato, che il medico calabrese ha visto rasserenare l’orizzonte del suo cielo. Infatti, dopo aver compreso che l’infinito amore nutrito per la moglie doveva continuare a vivere, addirittura a rinvigorirsi, il Dottore Cassone ha scelto di dare nuova linfa a quel sentimento sempre vivo ed ha deciso di operare la sua nuova missione nel cuore dell’Africa sud-orientale, in Malawi precisamente, terra nella quale con grande passione, da più di un anno, sta dando vita – insieme a tanti collaboratori, medici e non, che ne hanno sposato l’idea, prima ancora che il progetto –  a diversi centri di assistenza medico-sanitaria. La Fondazione Clara Travia Cassone si propone di promuovere, anche con l’ausilio della autorità civili e della Chiesa malawaiana, il benessere fisico, mentale e sociale dei cittadini locali anche attraverso la costruzione e la gestione di  strutture socio-sanitarie quali, per esempio, asili, refettori, ambulatori medici, strutture sportive e ricreative. Nelle parole del Dottore Cassone sembra di ascoltare, quasi in sottofondo, la storia contenuta nel Vangelo di Giovanni (12, 20-33) dove Gesù narra la parabola del seme che muore. Infatti, solo il chicco di grano che accetta di perdersi nella profonda, ma apparente, oscurità della terra potrà rinascere come fiore, prima, e come  frutto, dopo.  La testimonianza del Dottore Cassone è la chiara dimostrazione di come sia proprio vero che solo chi accetta di uscire dalla durezza del proprio egoismo e dal buio della tenda di un cieco individualismo, può scoprire la luce e la grandiosità  di un’ umanità che rende l’uomo simile ad un angelo di Dio.

 

Di grande ed eguale spessore l’ intervento del Dottore Di Palma che, forte della sua esperienza di fede vissuta,  ha dimostrato – certo suffragando la sua testimonianza con numerosi aneddoti personali –  quanto sia difficile, ma altrettanto possibile, vivere da veri credenti il proprio ambiente lavorativo. L’interpretazione che il magistrato, calabrese d’adozione, attribuisce all’idea di lavoro è chiara: esso è un mero strumento che deve favorire la realizzazione della Gloria di Dio. A questa conclusione giunge chiarendo che un cattolico praticante non può evitare, alla luce della bellezza e della grandiosità del messaggio di Cristo, di vivere il proprio credo, in ogni ambito della propria esistenza e dunque anche sul posto di lavoro, con tutte le difficoltà –  a volte anche le umiliazioni – che possono seguire la manifestazione di un simile stile di vita. Affrontare e superare, poi, ogni genere di ostacolo – compresi i rischi di una professione che giornalmente obbliga un magistrato, come il Dottore Di Palma, a fare i conti con la paura della morte  –  diventa umanamente impossibile. L’unica via d’uscita a questo labirinto mondano è indicata dalla Parola e dalla Croce di Gesù che ha Serata culturare 2010-05sconfitto quella morte, tanto fisica quanto spirituale, con la quale ogni uomo è chiamato a confrontarsi in vita. Sapere di poter confidare e di potersi affidare ad una così grande certezza, con la convinzione di trovare nella croce un solido sostegno - durante i momenti di profonda solitudine o di oscura incertezza -  aiuta ad affrontare con la giusta serenità  ogni attimo della propria esistenza. Importantissimo, secondo il Pubblico ministero reggino  è, poi, evitare di incorrere nel rischio di cadere nella trappola di quella che lui stesso definisce, letteralmente,  “professionalite”. Una vera malattia che spinge ad elevare il proprio mestiere al rango degli idoli, conferendogli un valore - oltremisura eccessivo - in nome del quale rinunciare a tutte le gioie e gli affetti che la vita dona a ciascuno, ed a causa della quale patologia ci si priva, per effetto di una logica evidentemente diabolica, della propria libertà e di amicizie sincere nei rapporti di lavoro, con l’intenzione e l’obiettivo di scalare i gradini del successo e della notorietà.  Dalle parole del Dottore Di Palma traspare, in maniera quanto mai evidente, la consapevolezza di avere in mano le risorse e le energie per rendere migliore la nostra società, ed il sistema che le ruota intorno, restando semplicemente fedele al principio per cui è necessario e sufficiente svolgere al meglio, con il giusto rigore e nel migliore dei modi, il lavoro per cui si è chiamati.

Per chi scrive, magari anche per chi legge, è profondamente rassicurante sapere di poter fare affidamento sull’operosità  di due personaggi determinati e credibili, i quali giocano nella propria vita - costantemente in prima linea - una particolarissima battaglia che, da sempre, vede l’uomo impegnato nella lotta contro il male e le ingiustizie. A volte capita, ma è sempre straordinariamente emozionante poter incrociare lo sguardo ed ascoltare i pensieri del cuore di chi, giorno dopo giorno, percorre con coraggio e fatica una strada contorta, intricata e pericolosa che però conduce ad una santità, possibile perchè vera, che regala anche su questa terra sprazzi e barlumi di gioia e felicità.  E’, infine, motivo di vanto e di orgoglio per  la città di Reggio, per la Calabria intera – e deve rappresentare un fortissimo stimolo per tutti i giovani – il fatto che, in un’ epoca ed in una società completamente soggiogata da logiche affaristiche e tornacontistiche,  esistano due figli della nostra terra - così impegnati e tanto tenaci - che si spendono pagando di persona,  perché un giorno non troppo lontano la Verità, il Bene e la Giustizia possano trionfare nell’interesse di tutti, per il bene comune. Nella radiosa speranza che possano essere sempre più numerose le piccole matite che, nelle mani sapienti e geniali di Dio, contribuiscono in maniera decisiva alla realizzazione di un disegno e di un progetto che ha come sfondo un mondo più giusto, e più degno, agli occhi del proprio Creatore.

 

Domenico Periti

 

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